mercoledì 25 febbraio 2015

50 sfumature di...

Anche Ed ci tiene d'occhio dal caro, vecchio 87°
Che tieni a fare aperto un blog se poi non ci scrivi?
Sono diversi giorni che me lo chiedo e, penso, ve lo chiediate anche voi.
Non è che non abbia qualcosa da scrivere, anzi! Ma sono idee che mi si accavallano in testa senza un nesso logico, non abbastanza sviluppate da farne un post seppur minimo.
Un po' come il blocco dello scrittore, la paura della pagina bianca. 
Qui c'è il blocco del blogger, che solo a pensarle le parole mi si arrotolano i neuroni. Immaginiamo a pronunciarle.
E dire che sul blocco dello scrittore ci avevo scritto anche un raccontino; niente di che, come tutto il resto, ma l'idea mi era sembrata buona.
A proposito di raccontini, ne avrei uno praticamente pronto (anzi ce l'ho) ma mi manca il finale. O meglio, quello che ho in testa mi sembra troppo scontato, e a me piace stupire, per questo non ho fatto lo scrittore di successo, per non scrivere sempre le stesse menate. Mica tutti possono essere Philip K. Dick!
Beh, non proprio così freddo...
Poi sarà anche questo tempo che non si decide: ti svegli col gelo sulle auto e alle tre del pomeriggio ci sono 20 gradi. Così non fai in tempo a pensare che sarebbe bello starsene al calduccio con un Ed McBain in mano, che senti il richiamo dell'odore dei fiori in sboccio.
E a proposito di libri, avrei una sorpresa; ma ve la dico dopo, tra una decina di post, penso.
A meno che non vogliate scrivermi in privato, anche se, sinceramente, potrei avvalermi della facoltà di non rispondere.
Tornando alla questione inziale, quella cioè del blog che non aggiorno, ogni tanto vado a rivedere la mia vecchia e gloriosa pagina, quella chiusa qualche settimana fa, e rileggo vecchi pezzi su cose che oggi come oggi mi sembrano stupidate. Ma poi penso: però, per la miseria (o 'porca pupazza!', fate voi) ero attivo eccome qualche anno fa! Partecipavo a sessioni di scrittura anche niente male (almeno per i pezzi degli altri componenti la banda), commentavo l'attualità seria e faceta, mettevo in vetrina i miei parti mentali... 
Poi il buio, il sonno della ragione... ma non mi voglio addentrare in terreni che non sono miei.
Qui ci vorrebbe uno specialista, una specie di Signorwolf, quello che risolve problemi.
Ecco, immagino la scena con lui che bussa alla mia porta e dice:
- Tu sei l'Oste, giusto, è casa tua?
- Sì, proprio così - risponderei io tutto eccitato.
Mi darebbe la mano e direbbe:
- Sono il signor Wolf, risolvo problemi.
E io direi:
- Ah, bene, ne abbiamo uno.
E lui risponderebbe con voce rassicurante:
- Me l'hanno detto. Posso accomodarmi?
Ecco, proprio una cosa così.
Qualcuno ha il numero di telefono di qualche Signorwolf?

L'Oste Juan

N.B.: forse vi state chiedendo che c'entra il titolo col post. Niente, non c'entra niente, è solo per i motori di ricerca, per acchiappare lettori, sapete com'è, all'inizio... Però poi a pensarci bene, rileggendo il pezzo, è sempre tutto questioni di sfumature. Magari ci faccio pure un post su 'sta cosa delle sfumature.

venerdì 20 febbraio 2015

Le babbucce di Neil Armstrong

A quei tempi, d'inverno, a casa, avevamo le stufe ad olio, ma fino ad ottobre si facevano ancora i bagni a mare.
Nella mente di Stephen King non c'era ancora l'Overlook Hotel e Daniel Torrance non aveva a disposizione i corridoi vuoti per le sue scarrozzate, ma mio fratello girava già col suo triciclo di ferro rosso sul balcone del quinto piano di una (allora) ridente cittadina del sud, con un remoto passato da VIP e un futuro da discarica abusiva di abominii politici e culturali. Parlo della cittadina, naturalmente.
... un remoto passato da VIP...
E portavamo le calze di lana per la notte, che faceva nostra madre.
Rigorosamente a maglia, stesso modello per tutti, stesso cordino intrecciato a chiuderle alla caviglia.
Erano fantastiche, calde, e davano alla notte l'odore dei sogni di bambino.
E quando faceva molto freddo, nostra madre accendeva il ferro da stiro e lo passava sulle calze, per renderle ancora più calde, più morbide, più rassicuranti sul fatto che se sei bambino nessun orco potrà venire di notte a prenderti.
Sapevo che il calcio erano gigiriva e mazzolaerivera; e che qualcuno diceva di essere andato sulla luna, e io l'avevo anche visto in TV, ma non capivo perché avevano fatto quel viaggio così lungo, gli astronauti.
Oggi gli esperti da bar si accapigliano per stabilire se su Marte arriveremo tra 3-5-10 anni, ma a quei tempi andare sulla luna era magico, era come vedere sullo schermo ancora in bianco e nero trasposte le illustrazioni del mio libro di Verne, quello che spero abbiate letto anche voi quando avevate la mia età.
Andare sulla luna era roba da grandi; le calze di lana erano cose da bambini.
Ma mi chiedo ancora adesso se Armstrong sotto quegli scarponi enormi aveva un paio di babucce come le mie. E se gliele aveva fatte a maglia e con amore la sua mamma.





L'Oste Juan

lunedì 9 febbraio 2015

Menu del giorno

"All'osteria" (L. Piani - 1984)
Siete mai stati a Sanremo? Io si, qualche anno fa, e sono rimasto molto deluso.
Diciamo che peggio di lì ho visto solo la zona portuale di Nizza. 
Ci sono palme, mare, un po' di spiaggia e un po' di fiori a spiegare perché il festival canoro che vi si svolge è chiamato, appunto, "dei fiori".
Questo per dire che spesso la vita è così: se proprio non ci trovi niente dello spettacolare con cui la descrivono, almeno te la puoi ricordare per qualche fiore sparso qua e la'.
Scusate per quest'attacco alla Woody Allen, ma mi piaceva troppo per non farlo.
L'Osteria da Milone che apre oggi non ha mete, traguardi da raggiungere, obiettivi. 
C'è e basta.
Non è un vero e proprio diario, ma ci va vicino, perché al diario si confessa tutto; io non ho niente da confessare, al massimo da raccontare.
La cosa bella è che io posso scrivere ciò che voglio, anche se nessuno me lo chiede, e se poi a qualcuno interessa, meglio così; altrimenti non ci ha rimesso nessuno.
Per chi non mi conosce vengo fuori da un'esperienza settennale di un altro blog. È quasi come esser stato sposato ed esserne uscito un attimo prima di perdere la voglia di continuare a vivere insieme (o a bloggare, in questo caso). La tipica "crisi del settimo anno" a ben pensarci.
Quello che volevo raccontare era la mia vita, quel che è stato, come e (forse) perché. 
Nelle mie intenzioni dovrebbe essere qualcosa di terapeutico, che mi riappacificherà con il mio passato. Ma non mi faccio grandi illusioni: ci provo e basta. Come dicevo un po' più su: non ho mete, traguardi, obiettivi.
E non solo quel che è stato, ma anche quello che è in questo momento: cronache da un accadimento esistenziale, insomma.
E magari rovistando qua e la' spunterà fuori quel che sarà, anzi vorrei fosse.
Mi sembra di non avere grandi pretese, insomma. 
Di una cosa, però, sono sicuro: vorrei trovare un senso.
Un senso a ciò che è stato, un senso al presente, una motivazione al futuro.
Il "che sarà" magistralmente proposto da Fossati, Daniele, Mannoia... e che non sfiora minimimente il festival di quel posto lì, quello dei fiori sparsi.
E così il cerchio si chiude e il blog si apre.
Benvenuti all'Osteria da Milone.


L'oste Juan

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- trovate la foto del qudro di copertina qui, nella pagina dell'autore.
- Tutta la pagina è in costruzione, anche la copertina e l'impostazione. Si accettano suggerimenti.