lunedì 29 giugno 2015

Arcani Vs Bacone - V parte (racconto)


La carrozzeria è piena di bozzi, la vernice più vicina al marrone.

Vi ricordo solo la IV parte del qui presente racconto a puntate, il quale volge al termine... ma non troppo.
Buona lettura!

Arcani Vs Bacone

IV
“Allora, ti sei informato?” domanda la Garrone sforzandosi di non sembrare agitata.
“Ancora no, stavo parlando con Gennaro” spiega Geremicca senza scomporsi.
“Non penso che sia una cosa mai successa prima, no?” insiste Marika. “Il regolamento prevederà pure l’ipotesi che un oggetto sequestrato venga accidentalmente distrutto. Chi lo deve rimborsare al soggetto fermato? L’agente che ha causato il danno o la Prefettura?”
“Faccio un paio di telefonate e mi documento”, chiosa Nino continuando a elaborare considerazioni varie sulla mente delle donne.

5
Ritorniamo a stamattina presto.
Andrea e Giorgio sono giunti all’indirizzo. Il palazzone che gli hanno indicato si trova vicino al Viale dell’Aeronautica. È abbastanza squallido, ma non reggerebbe mai il confronto coi casermoni di Tor di Quinto.
Er nome nun c’è”.
“Proviamo a chiedere a qualcuno”.
La signora che apre la porta al primo piano è piuttosto loquace. Appena sente dire “detective privato” e “persona scomparsa” va in estasi, gli sembra di essere piombata in una fiction televisiva. Sai la faccia delle amiche quando glielo racconterà!
“Quindi l’hanno sfrattato?”
“Eh sì. Si sono anche lamentati perché gli ultimi due mesi non li aveva pagati. Ma sa, coi tempi che corrono, già solo il fatto che se ne è andato via invece di barricarsi dentro casa come tutti gli inquilini morosi… Insomma, gli è andata bene. Hanno già trovato un nuovo affittuario”.
“Per caso sa dove vive adesso?”
“Mi hanno detto che lo hanno visto dormire in una macchina abbandonata, lungo la tangenziale ovest, ma io non ci passo mai perché è un posto brutto lì, pieno di extracomunitari…”
Ai due non sembra che il luogo dove si trovano adesso abbia caratteristiche migliori: auto con vent'anni di ruggine sul groppo, vetri alle finestre improvvisati, imposte da optional, erbacce che hanno preso il sopravvento sullo spartitraffico... Ma la vecchia si sta dimostrando un’utile fonte di informazioni, perciò meglio evitare commenti antipatici e chiedere con un sorriso rassicurante:
“Mi spiega dove possiamo trovare questa macchina?”
Ecco, Andrea e Giorgio stanno per mettersi nei guai…

V
Il commissario deve essere davvero impegnato con quella cosa lì. Non ha fatto neppure una telefonata per informarsi se tutto va bene, pensa Geremicca.
Anche Marika Garrone, la puffetta che ha perquisito Giorgio, ha la testa occupata. In particolare, pensa che non ha alcuna voglia di rimborsare di tasca propria un cellulare che costa almeno 500 euro.
Gennaro Bellagamba sta pensando a sua volta, o piuttosto sospettando.
Mi gioco o' stipendio che Geremicca ha già cercato Bacone al telefono, si sono parlati e si sono scambiati informazioni riservate.
Questa cosa che il commissario parla soltanto con Geremicca non gli è mai andata giù. In fondo Nino è solo il piantone.
Ma poi, a me che me ne fotte... conclude fatalisticamente Bellagamba. Avimm'a risolvere la questione dei due romani. E mi sa che tocca proprio a Conci, 'sta cosa.
“E andiamo va, e che Dio ce la mandi buona!” pronuncia ad alta voce. “Anzi, che la mandi buona a quei due disgraziati!”
“Come?” domanda la Garrone.
“Dicevo che se Bacone non è ancora arrivato, dobbiamo per forza chiedere a Conci di procedere con l'interrogatorio.”
“A Conci?”
“E a chi sennò?”
Marika, brava ragazza col tipico istinto di protezione materno verso chiunque sia in pericolo, decide che i due arrestati potranno pure essere dei delinquenti, forse, ma non meritano un trattamento così duro come quello che si sta prospettando. Prende il cellulare e manda un sms a Bacone per fargli presente che è stato rinvenuto un cadavere. Non gli sta chiedendo di venire di corsa, questo no, però se lui viene a conoscenza di una notizia del genere potrebbe finalmente presentarsi in caserma.
“Ma che...!”
“Garrone, che c'è?”
“Niente, mi stava per cadere di mano il telefonino. Oggi non è giornata”.
Nella stanza accanto l’ispettore Conci, dopo aver appreso i dettagli del fermo, sta elaborando un’ipotesi sulla dinamica degli eventi. E gli pare tutto piuttosto semplice.
Ricapitoliamo, sintetizza a suo personale uso e consumo. La vittima è un uomo nativo di Roma che risiedeva a Vercelli da alcuni mesi. È verosimile che fosse venuto via dalla capitale poiché aveva qualche conto in sospeso di natura ambigua.
Anche i due tipi fermati dall’agente Marika Garrone sono romani o giù di lì. Alcuni gadgets li identificano inequivocabilmente come supporters della S.S. Lazio, tifoseria ben nota alle forze dell’ordine per la massiccia presenza di simpatizzanti dell'estrema destra al proprio interno.
Ci vuole davvero poco a fare due più due: Una spedizione punitiva.
Restano da definire solo i dettagli. L’intenzionalità ad esempio: forse non c’era la volontà di uccidere ma solo di spaventare, e il decesso è stato causato in modo imprevisto. E poi il movente: una questione di soldi? Una faida tra ultrà? Una vendetta privata?
Ma tanto non si viene a capo di nulla, pensa Conci. Adesso viene Bacone, li interroga con domande sul Colosseo e su San Pietro, e li guarda fissi negli occhi per cogliere l’impressione che gli trasmettono. E non si concluderà una beata fava sull’omicidio, conclude sospirando l’ispettore. Questo commissariato è lo specchio dell’Italia: gli incapaci comandano, e chi capisce non conta una sega.

6
Causa l'apparente inesistenza di un mezzo pubblico per raggiungere la strada vicino alla tangenziale ovest, alla fine Andrea e Giorgio sono andati a piedi. In fondo, dal punto in cui si trovavano, si trattava di appena due chilometri. Quasi a zero gradi però.
“Ma quanto cazzo fa freddo qui?” ripete Arcani per la settima volta nel corso della mattinata.
Nun sei mai stato in trasferta a Bergamo. Quanto è gelato quelo stadio a febbraio! Nun te lo puoi immagginà”.
“Là c’è una macchina. Fosse quella che diceva la signora…”
Siamo al punto. Il gioco si fa serio. I due si guardano negli occhi e si avvicinano silenziosi al possibile obiettivo. La carrozzeria della Seat Ibiza è piena di bozzi, la vernice, in origine bianca, è più vicina al marrone ormai. Dietro ai vetri oscurati da varie ere geologiche di zozzeria si intravede un corpo avvolto in una coperta, rannicchiato sul sedile posteriore…
Mo’ tocca a me” si esalta Giorgio. “Sta lontano, sfonno er parabrezza”.
“Perché non proviamo a aprire la portiera? È una macchina abbandonata, non penso che sia chiusa a chiave”.
“Eh no, me togli tutto l’effetto paura! Cioè, pensace bene: tu stai a dormì in macchina, senti all’improvviso un botto, te svegli spaventato in mezzo a tutti vetri rotti e vedi la faccia mia incazzata! Roba che se te dico: ‘Damme er portafogli!’ me lo dai e me ringrazi pure perché nun t’ho menato. Invece, come proponi te poi succederebbe che io apro la porta e quello se sveja, me vede e dice: ‘Ahò, che cazzo vuoi?’ E io a quel punto je rispondo ‘Scusi, non volevo disturbà’ e invece che un castigatore sembro un prete. E poi nei firm coi tipi tosti succede sempre così. Chiaro no?”
… Inutile discutere, Giorgio bisogna prenderlo così come è. “Fa come preferisci”.
“Er bisonte” si copre il volto avvolgendolo nella sciarpa, occhi compresi. Prende la rincorsa e tira un calcio al lunotto posteriore della vettura. Il vetro si incrina, quasi si liquefa come una sfoglia di gelatina e fa una gobba al centro, penzolando verso l’interno dell’abitacolo. Però non va in pezzi.
“Ma li mortacci tua!”
L’uomo dentro l’automobile, nonostante il botto, non si è svegliato.
“Mi sa che l’effetto paura ha funzionato poco”.
“Vabbé, aprimo ‘sta benedetta portiera!” si arrende Giorgio. Lo sportello si spalanca, quasi si stacca dalla carrozzeria. “Sveja!”, urla afferrando il dormiente per i piedi. Nessuna reazione. “È inutile che fai finta de dormì, mo’ so’ cazzi tua!”
Andrea viene colto da un orribile sospetto. “Fermo! Fammi vedere una cosa…”

venerdì 26 giugno 2015

Arcani Vs Bacone - parte IV (racconto)

"Piuttosto me faccio tre anni de carcere..."
Continua l'avventura di Andrea Arcani e del suo amico Giorgio in una terra straniera e, a volte, ostile. Comunque, una terra per loro incomprensibile.
Qui la terza puntata.


Arcani Vs Bacone



III

“Nino, alla fine s'è visto qualcuno dei capi stamattina?” chiede Bellagamba a Geremicca, ovviamente tramite telefono.
(Gennaro ogni tanto potrebbe anche alzarsi e percorrere i due metri che separano la sua stanza dalla portineria del siciliano, ma sa anche che per Nino è un dovere e un onore rispondere al telefono: è il suo lavoro e lui, sul lavoro, vuole mantenere tutte le distanze del caso. Lo racconta sempre: suo padre buonanima, una vita trascorsa sulle barche da pesca, gli aveva insegnato un principio che da buon figlio ha sempre rispettosamente seguito: quando lavori massima professionalità; fuori dalla barca massima cordialità. Probabilmente la frase era in dialetto siciliano stretto, ma Nino si era fatto un punto d'onore di parlare in perfetto italiano e alla fine ha imparato anche a pensare in italiano.)
“Ancora nessuno. Però...”
Geremicca esita. Il commissario aveva lasciato detto solo a lui che necessitava di una giornata libera per quella cosa lì. Adesso che deve fare? Non può certo tenere nascosto che il commissario sia in ferie, ma se poi gli fanno domande inopportune?
“Però cosa, Geremì?”
“Ora che ci penso” accenna Nino restando sul vago “mi sembra che oggi avesse chiesto un giorno di ferie”.
“Come sarebbe a dire ‘mi sembra’?”
“Aspetta, sta entrando qualcuno” replica Geremicca per sviare Bellagamba. “È Conci. Va bene lo stesso, no?”
L'entrata dell'ispettore sorprende l'agente scelto. “Strano, Bacone in ritardo e Conci puntuale. Quanto manca al 21 dicembre?”
“In che senso, scusa?”
“Mmh, poi te lo spiego, è troppo lunga.”
“Che faccio, gli dico di venire per l'interrogatorio?”
“Appena arrivato e senza aver ancora salutato le guaglione e tutto il resto del commissariato? E ch'è, gli vuoi rovinare la giornata?”
“Allora aspettiamo Bacone... se non è in ferie”.
“È meglio, sì”

4

Andrea e Giorgio sono ancora in attesa. Sorseggiando il terzo caffè della mattinata, hanno saputo da un poliziotto di passaggio che devono avere pazienza e attendere l’arrivo del commissario.
“Speriamo che stò commissario non sia prevenuto co’ la gente de Roma”.
“La polizia non è come i carabinieri, in genere è gente del posto. Però un minimo di mobilità c’è. In teoria potrebbe essere addirittura uno di Trastevere”.
Magara. Basta che non sia un giallozozzo de merda, sennò semo fatti”.
“Gli diciamo che l’ultimo derby meritavano di vincerlo loro…”
“Ma nemmanco morto”, obietta Giorgio. “Piuttosto me faccio tre anni de carcere”.
Niente da fare, “er bisonte” non riesce a capire la gravità della situazione e continua a cazzeggiare. Ma quando si decide a crescere?
Ora Andrea è proprio infastidito: il suo amico si comporta come si comportava lui quando era ancora… quasi trentenne, all’incirca sei mesi fa.
… Forse è meglio rimettersi le mani nei capelli.

mercoledì 24 giugno 2015

Arcani Vs Bacone - parte III (racconto)


“Ho appena sfasciato un oggetto sequestrato”, spiega Marika
Spero si sia capito che i capitoli in numeri romani (non laziali, né romanisti, proprio romani!) sono quelli scritti da Ariano; quelli in numeri arabi sono miei. Ma so che siete intelligenti...
Comunque potete leggere qui la seconda puntata.



Arcani Vs Bacone

II
La Garrone esce dalla stanza tenendo i due cellulari con la mano destra. Ricorda ancora le rampogne della nonna che cercava di correggerle il mancinismo, e bisogna riconoscere che c'è riuscita in pieno: Marika praticamente non è più in grado di usare la sinistra, neppure per reggere un bicchiere.
In quel momento un telefonino squilla, ma non è nessuno dei due appena sequestrati.
Il mio, proprio adesso!
La tasca del pantalone inizia a vibrare al ritmo di una melodia tropicale. Marika tenta l'impossibile: con la stessa destra che già stringe due cellulari, estrae il terzo.
“Belìn!”
Uno dei tre cellulari è caduto a terra andando in frantumi, chiaramente il più costoso: un Samsung qualche-lettera-e-qualche-cifra di cui aveva visto un modello identico da Trony pochi giorni prima. Era esposto in una vetrina antiproiettile sigillata con tre lucchetti.
“Garrone, che succede?” domanda Geremicca.
“Ho appena sfasciato un oggetto sequestrato”, spiega Marika. “No, non dicevo a te!” aggiunge parlando con qualcuno al cellulare. “Però la colpa è tua, non mi dovevi chiamare proprio adesso!”
A Geremicca, buon conoscitore del mondo femminile, passano per la testa alcune riflessioni sulla natura delle donne. Ma evita di renderle pubbliche.

3
Chi avrebbe mai detto che un lunedì mattina Arcani si sarebbe risvegliato in un binario tronco nella stazione ferroviaria di Vercelli?
“Ma quanto cazzo fa freddo qui?” domanda a Giorgio.
“Che te lo dico a fa’, la Juve c’ha la maglia bianconera perché se so’ ispirati ai pinguini”.
Un indizio minimo di partenza ce l’hanno. L’uomo che stanno cercando lavora in una ditta di carpenteria, o almeno questo è ciò che aveva detto a Claudio “o strabbico” durante una delle ultime telefonate.
“Una cosa tipo Vercelli Heavy Metal” prova a ricordare Giorgio.
“Sembra il nome di un gruppo musicale sfigato”, obietta Andrea. “Vabbé, domandiamo a qualcuno. Ma passeremo per scemi”.
Invece no, la ricerca comincia bene. Il barista al quale chiedono lumi non li prende affatto per scemi.
“La Vercelli Heavy Metal la trovate nella zona industriale”.
Però, in compenso, li prende per tipici terroni.
“Ma guardate che non cercano personale, è un momentaccio anche per loro”.
“Noi mica cercamo lavoro. Semo de Roma e semo sfaticati”.
“Giorgio, per favore! Evitiamo di esportare luoghi comuni”.
“Eh daje André, scherzavo. Er signore l’ha capito, no?”
Sì, ha capito. Gli prepara un caffè bollente con l'aggiunta di cioccolato per sopportare meglio il freddo e gli spiega quale linea di autobus devono prendere per raggiungere l’obiettivo, il tipico quadrilatero di stradine con decine di capannoni ai lati.
“Vercelli Heavy Metal… Scommetto che se gli telefoni e ti mettono in attesa, la musichetta di sottofondo è Smoke on the water”, pensa Andrea.
L’operaio all’ingresso li accoglie con diffidenza. La licenza da detective privato di Arcani basta a malapena a renderlo meno ostile.
“Perché lo cercate?”
Investigatore fa rima con mentitore. “I famigliari sono preoccupati. Da alcune settimane non si fa più sentire”.
L’operaio abbassa lo sguardo. “Beh, forse non ha avuto il coraggio di dirgli che è stato licenziato”.
“Licenziato?”
“C’è la crisi. Il proprietario ha deciso di tagliare una decina di posti, e gli è toccato anche a lui”.
“Ma ha trovato un altro impiego?”
L’ex collega esita prima di rivelare che “Fa qualche lavoretto a nero, così ho sentito dire. Ma non so altro”.
“Ci saprebbe dire dove abita?”
Stavolta l’esitazione è più lunga. Alla fine però decide di fidarsi dei due stranieri e gli fornisce un indirizzo.
“Lo vedi che c’avevo bisogno de te?” si congratula Giorgio. “A me non m’avrebbero preso sul serio. Tu invece se vuoi parli bene, c’hai proprio er tocco der detective…”
“Del coglione”, ribadisce nuovamente Andrea.

lunedì 22 giugno 2015

Arcani Vs Bacone - parte II (racconto)

... per colpa di un pippone biondo...
Arcani Vs Bacone

I
 

In assenza del Commissario Bacone e dell’ispettore Conci, Geremicca ritiene di poter essere considerato il sostituto più autorevole, quanto meno dal punto di vista dell'anzianità anagrafica. E visto che stamattina entrambi i graduati devono ancora giungere in sede, la situazione si presenta ideale per esercitare detta potestà sperimentale.
“Allora, che dobbiamo fare con questi due?”
Per Bellagamba, al contrario del collega siculo, le gerarchie stabilite sono sacre e inalterabili. Volersi sostituire ai superiori solo a causa della loro mancata presenza fisica è paragonabile al volersi sostituire a una divinità poiché nessuno la ha ancora vista materialmente. Un sacrilegio della peggior specie.
“Geremì, aspettiamo che viene o’ commissario. È meglio che ci parla lui con quei uaglioni”.

2

Eh sì, Andrea Arcani vorrebbe proprio capire come ha fatto a cacciarsi in questo caos più grosso di un ingorgo sul Raccordo Anulare.
Siccome dobbiamo capirlo pure noi, torniamo indietro di qualche giorno…
Il giallissimo Suzuki Grand Vitara del detective sta rombando oltre i limiti di velocità consentiti sulla strada statale Aurelia. Cielo grigio, insolita assenza di traffico, e nessuna discinta professionista lungo la carreggiata.
“Quanto è triste l’Aurelia senza mignotte” si lamenta Giorgio. “Fanno colore”.
“E poi sono d’esempio ai giovani! Lavorano sempre, tutti i giorni, pure la domenica!” aggiunge Andrea che è in vena di cazzeggio. “Infatti questa assenza ingiustificata mi delude tantissimo”.
“Saranno passati i puffi ieri notte. Oppure se so’ trasferite in blocco sula Cassia”.
“Allora cambiamo programma e andiamo a Viterbo” scherza Andrea.
“Seriamente, perché invece nun annamo a Torino? Domenica intendo, mica oggi!”
“Lo sai come la penso sulle trasferte. Oltre Siena non vado”.
“Ma non è solo pe’ la partita. Ce sarebbe er modo de guadagnà qualcosa…” accenna Giorgio lasciando volutamente in sospeso.
“Che cosa?”
Giorgio si spiega: Claudio “o strabbico” tempo fa ha prestato dei soldi a un amico che ne aveva bisogno perché doveva per forza prendere casa a Vercelli (“Fosse stato un lavoro a Grosseto poteva pure fa’ er pendolare, ma Vercelli sta più a nord de ‘a Svizzera a momenti”). Insomma, sono passati sei mesi e l’amico è sparito. I primi tempi almeno rispondeva al cellulare, garantiva che malgrado le tante spese riusciva a salvare un centinaio di euro su ogni stipendio e stava mettendo insieme la cifra da restituire. Poi però silenzio assoluto. Cellulare irraggiungibile, nessun contatto, persino il fratello giura di non averlo più sentito e aggiunge che – onestamente – non gliene frega una mazza di lui (“Fa’ conto che so’ diventato fio unico”).
“Siccome Claudio ormai c’ha messo ‘na lapide su quela cifra, la considera morta, m’ha detto che se riesco a fajela resuscità me posso tené la metà. Interessante no?”
“Ma quanto sarebbe questa cifra?”
Giorgio risponde alla domanda. Andrea replica invitandolo a farsi introdurre qualcosa all’interno del proprio ano.
“André, ho capito che pe’ te è poco, ma pe’ me è tanto. Me ce pago cinque trasferte co’ quela cifra”.
“Chiedi a qualcun altro. Mica ci sto solo io”.
Giorgio sospira. Sembra un toro con le adenoidi. “Eh daje, non m’abbandonà. A chiunque jelo chiedo, poi vorrebbe la parte sua, così me resterebbe la metà de la metà. Tu invece sei un signore…”
“Un coglione” precisa Andrea.
“E poi, io conosco nome e cognome de questo qui, però mica arrivo a Vercelli e so dove sta. Bisogna scoprì dove s’è inguattato, e tu sei un investigatore…”
“Un coglione” ribadisce Andrea.
“Insomma, ce posso contà? M’aiuti?”
Il detective Arcani non risponde, ma è un silenzio che vale come un sì.
“Sei un amico. Appena c’ho i soldi in mano, trovamo una mignotta e ce la dividemo. Offro io”.
Con epica incoscienza Arcani pensa che, MA SÍ!, in fondo è solo un modo diverso di passare il week end. Cosa mai potrebbe andare storto?
… Beh, tanto per cominciare il viaggio. Roma-Torino in pullman insieme a una cinquantina di ultrà laziali doc sarà pure meno costoso dell’aereo, però non finisce mai.
E poi la partita. Perdere con la maledetta Juve già brucia, ma addirittura al 93°, per colpa di un pippone biondo che ha fatto pena per novanta minuti e poi, su un rimpallo assurdo GOOOOOL!!... Che incazzatura mostruosa!
Era un segno del destino, ma è stato sottovalutato. A fine match si sono separati dal gruppo dei tifosi biancazzurri, hanno preso il treno per Vercelli, e Giorgio ha insegnato a Andrea come si risparmiano le spese per il pernotto dormendo in un vagone parcheggiato su un binario morto della stazione. Andrea ha imparato che il letto di casa sua è meno scomodo di quanto possa sembrare (e sicuramente non puzza).
E adesso eccoli qui, in stato di fermo dentro una caserma di polizia. Non è come stare al bar, ma almeno c’è il distributore automatico di caffè. Giorgio ha appena bevuto il secondo bicchiere. “Fa abbastanza schifo, ma è passabile”.
Arcani invece non ha ancora toccato il suo macchiato con tre tacche di zucchero. Sta pensando a chi potrebbe telefonare per farsi tirare fuori dai guai…
Mamma e papà no, è una questione di orgoglio. Non può sempre ricorrere a loro.
Vabbé, chiediamo consiglio a Marina.
L’utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile
Niente. Allora proviamo con Maurizio… Da quando ha cambiato fidanzata è tornato a farsi vivo ogni tanto, ha persino accennato alla possibilità di andare insieme al cinema come ai vecchi tempi... Occasione ideale per consolidare il contatto e vedere se può fornirgli qualche suggerimento utile.
L’utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile
E che te lo dico a fare! Tutti col cellulare spento! Chi altro rimane?
… Daniela.
Respiro profondo. Sforzo supremo per mantenere la calma. Sono passati due anni ormai... E lui vorrebbe rifarsi vivo dopo tutto questo tempo solo perché adesso si trova nei guai?
“Non ci sono alternative”. E poi, in fondo è la persona più adatta per risolvere una situazione del genere.
La ex fidanzata stronza da lei chiamata non è al momento raggiungibile
E che cazzo! Se neanche Miss Precisina ha il telefonino acceso, allora è un complotto, ditelo! Non può essere! È tutto un piano per rovinare la vita del detective Arcani!
“Ma lei ha un cellulare?”
La voce proviene dalla tizia che li ha arrestati, apparsa di colpo davanti alla porta della stanzetta. È doppiamente puffa: oltre alla divisa ha pure le dimensioni giuste, se Giorgio si alza in piedi le poggia i coglioni sulle spalle.
“Me lo deve consegnare, cortesemente”.
“Ma non posso chiamare qualcuno? Io…”
“C’è una procedura. Quando sarà il momento nessuno le impedirà di fare una chiamata. Ora però me lo consegni per favore. E anche lei, se ne ha uno”.
“Nun ce l’ho”, replica Giorgio con voce derisoria.
La puffetta non si lascia intimidire. Allarga il giubbotto XXL del fermato e perquisisce le tasche interne. Ha l’aria imbarazzata di chi sta pensando ‘Avrei dovuto farlo subito, accidenti a me’.
“Questo Nokia?”
“Me so’ confuso, me pareva che me l’ero scordato a casa”.
Nuovamente soli, e per di più senza telefonino. Arcani affonda ancora la testa nelle mani, la sua mente ritorna alle prime ore di oggi…


sabato 20 giugno 2015

Arcani vs Bacone - parte I (racconto)


E sì... la storia non comincia nel migliore dei modi...

Eccomi qua con un altro... riciclo!
Beh non è proprio una cosa così brutta dai..., diciamo che sto rispolverando vecchi racconti del vecchio blog, in attesa di proporre la nuova mercanzia.
Questa volta tocca ad un lavoro scritto a quattro mani con l'amico Ariano ormai nel lontano 2013 (gli anni passano a velocità doppia quando si supera una certa età!).
In effetti, a ripensarci, questo racconto lungo un po' più di 6mila parole non ha un titolo vero e proprio. Semplicemente era Arcani Vs Bacone. Un crossover".
Chi conosce me e Ariano sa che Arcani è un suo personaggio, un detective privato molto sui generis che, se fosse per lui, se ne starebbe volentieri a casetta sua a poltrire. Purtroppo la vita lo va spesso a trovare e lo coinvolge in ciò che sa fare meglio: il caos!
In questa avventura si trova a conoscere il Commissario Bacone, che invece è un personaggio, altrettanto sui generis, creato dalla mia voglia di non fare niente.
Ne viene fuori un'indagine più divertente che poliziesca ma che, a mio modesto parere (e ci mancherebbe: l'ho scritta anch'io!) vale la pena di leggere.
Il sistema usato è quello per cui ognuno ha scritto la parte riguardante il 'proprio' personaggio e poi insieme abbiamo fatto l'editing finale.
Il racconto è stato pubblicato anche su Lulù e protetto da Standard Copyright License.
Ora basta parole e andiamo ai fatti!
   

Arcani Vs Bacone. Un crossover

1
Vercelli, 13/12/2010
“Allora, che dobbiamo fare con questi due?”
“Geremì, aspettiamo che viene o’ commissario. È meglio che ci parla lui con quei uaglioni”.
In una stanzetta, i due uaglioni si guardano attorno con stati d’animo diversi.
Giorgio “er bisonte” ostenta calma. Sta seduto su una sedia malconcia che pare destinata a crollare sotto il suo ragguardevole peso, ma lui – braccia incrociate e gambe divaricate a V – non se ne preoccupa. È a suo agio. Smorfia di sfida, sguardo strafottente, ha l’aria di un veterano ormai avvezzo a trascorrere il lunedì all’interno di un commissariato di polizia.
Andrea Arcani invece non condivide questa fermezza. La testa gira costantemente, gli occhi schizzano in ogni direzione senza pause e senza neppure una logica osservativa: scivolano nervosi su ogni centimetro di parete. Il calendario, le scrivanie piene di fogli, gli uomini e le donne con la divisa da puffi che ogni tanto transitano davanti alla porta della stanzetta... tutto scorre nelle iridi di Andrea in modo confuso. Le gambe si accavallano e si scavallano di continuo, le mani tambureggiano sul bordo della sedia.
So’ solo dieci minuti che stamo qui dentro, però già riesco a capì la gente che vota pe’ i leghisti”.
Il commento è stato formulato con un’intonazione che richiederebbe una replica – a sostegno o eventuale diniego – ma Arcani riesce solo a concedere uno sguardo torvo. Giorgio è una cosa assurda: si trovano in un commissariato, sono sospettati di omicidio, rischiano di fare un bel tuffo in una piscina olimpica riempita di merda, e lui a cosa pensa?
… alla gente che vota per la Lega Nord!
Mi sembra ovvio: mica ci sono problemi più assillanti al momento, NOOO! La situazione in cui si trovano è tranquilla, tranquillissima, potrebbero pure mettersi a giocare a carte già che ci sono!
“Pensaci bene” insiste Giorgio. “Stamo nel buco der culo der Piemonte, manco Torino, stamo propio in mezzo alla pianura padana, però alzi l’orecchie e senti: ‘Uè uagliò, Gennà, Pasquà, aro sta Esposito?’… Cioè, praticamente Forcella. Ce credo che poi la gente si incazza e vòle caccià a tutti”.
“Mi avvalgo della facoltà di non rispondere per non mandarti affanculo” replica Andrea.
“Eh daje, non t’aggità! Vedrai che se risolve tutto”.
Arcani non è convinto. TAP TAP TAP, continua a tambureggiare sulla sedia, a rimirare tutto senza guardare nulla, e intanto cerca di capire come caspita è riuscito a infilarsi in questo caos.