martedì 21 aprile 2015

Eroi

Solo poche righe su quel che sta accadendo ormai da anni nel mare che separa il cosiddetto primo dal cosidetto terzo mondo.
Tanti di noi sono emigranti. Un giorno hanno deciso che l'unico modo per dare un futuro dignitoso a se stessi e alla propria famiglia, ai propri figli, era quello di emigrare.
Così abbiamo preso la nostra auto o un treno o un aereo e siamo partiti, con destinazione Italia o estero, carichi di speranze ma allo stesso tempo col cuore in gola per la paura di un futuro incerto: troverò da lavorare? La gente del posto sarà simpatica, ci accoglierà? I nostri figli avranno una scuola degna di questo nome?
Non abbiamo avuto bisogno di visti o permessi particolari (tranne casi specifici, per paesi lontanissimi), abbiamo solo deciso di partire. Nessuno ci ha cacciato da casa nostra, nessuno è venuto di notte a dirci: tu qua non puoi stare perché non parli il nostro dialetto o non la pensi come noi. Nessuno ha minacciato di morte noi e i nostri cari per qualche motivo.
Insomma è stato facile, doloroso ma facile, anche perché in qualsiasi momento possiamo tornare nella nostra terra, andare a trascorrervi le vacanze, ricevere parenti e amici che vengono a trovarci.
Non è così per la gente che sta arrivando coi barconi.
È vero che tra questi gruppi ci sono persone che delinquono, che scappano dalla giustizia, ma quanti sono gli italiani che emigrano solo per esportare la mafia e allargare il loro giro d'affari? Solo stanotte in due diversi blitz della polizia sono stati arrestate più di cento persone facenti parti di clan mafiosi. Tutti italiani.
Ma la quasi totalità dei migranti che sono arrivati, stanno arrivando e arriveranno a breve, hanno le stesse motivazioni che abbiamo avuto noi qualche tempo fa: dare un avvenire (e un presente) sicuro e umanamente tranquillo a se stessi e alla propria famiglia.
Solo che per loro non è stato facile come per noi: non ci sono permessi per emigrare, comode auto e aerei puntuali. Non ci sono parenti che vengono a salutare alla stazione.
Loro devono scappare per non morire già nella loro terra, perché lì se hai l'odore della pelle diverso da chi ha il potere, sei morto, senza se e senza ma.
Lì i bambini non possono giocare per strada, a meno che non mettano in conto che una pallottola può sempre arrivare o che possono saltare su una mina antinuomo (prodotta in Italia).
Lì le mamme non possono allattare i propri figli, perché spesso non hanno latte da dargli perché loro stesse non hanno di che mangiare.
Non è tutto esagerato, non sto gonfiando la situazione. È la realtà, basta leggere un qualsiasi giornale serio; o studiare un po' di storia.
Ieri sera ascoltavo una trasmissione su Radio24 in cui si commentano da casa le notizie del giorno. La domanda del conduttore era: cos'hai provato quando hai visto le scene del naufragio in cui sono morte 900 persone? In quei 10 minuti, tutte le persone che hanno telefonato hanno risposto: troppo pochi, dobbiamo bombardarli ancora prima che partano, sono contento, mi fanno schifo...
Questi sarebbero italiani? Quelli che da sempre emigrano per vivere?
A questo punto, penso che tra noi e i migranti, a parità di condizioni, gli eroi siano loro.

L'oste Juan

3 commenti:

  1. Purtroppo sono anche loro italiani...ma sono italiani che non hanno più memoria del passato.
    E chi non ha memoria del passato di solito non ha nemmeno futuro.

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    1. Per questo ho aggiunto: "o studiare un po' di storia". È la disinformazione la parola d'ordine di oggi. Tutta quella gente che legge cose tipo Il Giornale o Libero o la Padania (fogli che campano con i soldi pubblici!) che idea si possono fare della situazione? Nessuno dice che tutta questa gente sia buona e brava o che a volte di sera non hai paura a camminare da solo per strada, ma un mese fa sono venuti a ribare a casa mia e ti posso assicurare che erano italiani che parlavano un dialetto polentone come pochi.

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  2. Io credo che un controllo in entrata sia necessario. D'altronde, saprai come i nostri emigranti negli Stati Uniti (ovviamente anche irlandesi, cinesi, etc.) dovevano trascorrere quaranta giorni di attesa nel campo di smistamento di Ellis Island dove venivano sottoposti a ogni genere di analisi medica per essere certi che non fossero portatori di malattie.
    Fatta questa premessa, è evidente che dichiarazioni tipo "Sono contento che il barcone sia affondato e siano morti in mille, spero che succeda ancora" possono uscire solo dalla bocca di un idiota (e mi sono pure contenuto perché la parola giusta per definirlo sarebbe un'altra).

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