mercoledì 15 aprile 2015

Lillo Melidoro: les jeux sont fait! (6 - racconto)


Don Alfonso ha sempre sognate una roba così!

Siamo in dirittura d'arrivo!
La quinta puntata del mio racconto a puntate (scusate, perché usare quelle cose tipo blog novel e via anglesizzandoci -senza polemica!- quando la lingua italiana è così bella e varia!? *) è scivolata via il post scorso e qui siamo alla sesta.
Forse la stesura completa del racconto è terminata, ve lo dirò la prossima volta; per ora leggete un po' qui sotto e restate pronti per il finale.
 
Lillo Melidoro: les jeux sont fait!

“Allora, Lillo, hai notizie per me?” stava chiedendo don Alfonso dall’altra parte del filo.
Lillo guardò l’orologio: cosa voleva don Alfonso Suraci alle nove del mattino sapendo che lui prima delle undici non è mai stato minimamente parlabile?
“Praticamente sì, don Alfonso, sicuramente entro domani ci possiamo sentire.” Rispose in qualche modo Lillo.
“Preferirei che ci vedessimo oggi.”
“Ma ancora… “
“Sì, lo so, me lo hai detto, ma vorrei che ci vedessimo oggi. Mi dirai tutte le novità, e se c’è da aspettare ancora vedremo poi.”
Quello che non piacque a Lillo fu il tono con cui era stata pronunciata la parola ‘vorrei’, uno di quelli che dicono: perché non ti sei catapultato qui appena hai sentito la mia voce al telefono?
Lillo doveva parlare subito con Patrizia, catechizzarla sulle cose essenziali e poi partire alla volta del Ribbon.
Compose più volte il numero dell’amante, prima in automatico e poi digitandolo direttamente, ma non ebbe nessuna risposta. Dapprincipio ci fu la segreteria telefonica, poi la gentile vocina registrata avvisava che il numero non era raggiungibile. Se voleva provare più tardi…
Non c’era molto tempo, invece, e lui doveva rischiare, andare a braccio.

*****

Don Alfonso guardò l’enorme orologio con le posate al posto dei numeri che sovrastava la porta d’ingresso del suo locale. Lillo sarebbe stato lì entro pochi minuti, ne era sicuro.
La confessione di Patrizia quella mattina l’aveva scioccato. Non per il fatto che l’avesse tradito, questo lo sapeva già, ma per chi ne fosse l’amante.
Il boss sistemò ancora una volta tutte le bottiglie dietro il bancone in ordine d’altezza, le spostò millimetricamente perché fossero un perfetto esercito al comando di un grande generale.
Il rumore della porta lo distrasse.
Aveva dato la mattina libera al ragazzo per restare da solo, ma la porta era aperta e stava entrando un cliente.
Lo servì distrattamente e sperò che se ne andasse subito. L’uomo bevve d’un fiato la consumazione ma non accennò a volersene andare. Si guardò attorno con calma, poi si rivolse al barista:
“Salve, io sono Benny.”
Don Alfonso lo guardò stranito.
“Patrizia non le ha detto niente?”
E ora che c’entrava Patrizia, dopo quello che gli aveva già confessato qualche ora prima.
“Cosa avrebbe dovuto dirmi, amico?”
“Beh, a me ha detto di venire qui stamattina, ma non so altro.”

*****

Lillo arrivò al bar nel giro di un’oretta. Il piazzale era vuoto, tranne che per una SLK argento. Era sicuro di conoscerla, ma in quel momento non era in grado fare collegamenti tra un pensiero e l’altro. Non vedeva l’ora di arrivare da don Alfonso e guardarlo bene in faccia per capire cosa era successo.
Nel tragitto da casa aveva fatto tutte le ipotesi possibili e tutte erano plausibili e tutte sbagliate.
Si fermò qualche istante prima di entrare, per ritrovare il giusto respiro, quello di un innocente ragazzo che deve riferire al suo capo su cose estremamente importanti.

*****

Patrizia dalla porta del retro vide Benny entrare e poi discutere con Alfonso, ma senza sentire quel che si stavano dicendo. Sperava che il boss non lo cacciasse prima che arrivasse Lillo: il palestrato personal trainer e amante faceva parte della sua sceneggiatura.
Finalmente la porta d’ingresso si aprì di nuovo e spuntò Lillo. Le sembrò che stesse sorridendo, ma era abbastanza lontano ed in ombra.

(... continua... )

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* Sì, lo so, ci sono diecimila variazioni sul tema di racconto, novella, novelletta, ma io sono un inguaribile terrone e vado dritto al sodo. Poi fate come vi pare e non me le triturate.
** La foto di copertina è presa da qui.

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