venerdì 2 ottobre 2015

Che poi, oggi, sarebbe anche la festa dei nonni!

Cosa vorresti lasciarmi, tu?
Cucù! Eccomi ancora a voi.
Vi ricordate di me? Sono quello che nelle foto sta sempre in alto a sinistra e che ha invariabilmente qualcuno col cappello con la piuma da alpino che lo nasconde completamente.
Bene, se qualche volta avete visto una foto del genere, io ero là.
E sono sempre io, l'oste Juan, che sta per tornare dopo il tornado lavorativo dei primi giorni di scuola; come dire: la quiete dopo la tempesta. Solo che non so se personifico la quiete o la tempesta.
Ma non importa: l'essere in quanto tale è neutro, esiste e basta; le sue connotazioni spettano a chi lo individua e riconosce.
Non è che abbia battuto la testa e mi sia dato alla filosofia o, come Woody Allen in Zelig, mi sia trasformato in rabbino. Per quanto: essere un rabbino, con la lunga barba bianca, il payot e quel movimento continuo del busto mentre tiene la Scrittura in mano... devo dire che l'immagine mi piace. Poi però la riguardo meglio e mi accorgo che è piena di ansia, incoativa, sospesa, come di chi sia lì lì per arrivare alla meta e la manca sempre di un soffio. Ma che vive ugualmente per tutto ciò, cosciente che questo è il suo destino, un po' come chi aspetta Godot.
In questi giorni sono successe un mare di cose: belle, brutte, stupefacenti, inca**evoli (il termine si capisce vero?). E avrei voluto ogni volta dirvi cosa ne pensavo. Ma il tempo era sempre poco...
Così mi fermo all'oggi.
Oggi è la festa dei nonni, e non so se posso fare gli auguri a qualcuno di voi, ma credo di no.
Comunque penso: che festa sfigata quella dei nonni! Non solo si passano preziosi anni della propria vita (che si sono aspettati in trepidante attesa di riposarsi e darsi a tutto ciò che si è sempre sognato di fare) a badare a mocciosi che i tuoi figli ti lasciano perché "hanno da fare"; per di più devi sorridere ai "mi dispiace, ma tanto lo so' che lo fai con piacere!". E quando poi arriva il 2 ottobre ti vedi anche recapitare un bel vassoio di pasticcini (che magari non puoi mangiare per il colesterolo e la glicemia), accompagnato da un frignante pargolo che resterà con te, a farti compagnia e festeggiare, mentre la mamma e il papà sbrigano qualche faccenda. Come se mettessero un malato che potrebbe avere una brutta malattia in una sala d'attesa con vista sull'obitorio.
D'altra parte noi siamo uomini, e fa parte dell'esserlo il complicarsi la vita. Pensiamo solo a chi ha fede in un dio, qualunque esso sia. Chiunque crede, sa che è stato creato perché questa entità lo ama tantissimo e vuole che egli, la sua creatura vada a vivere con lui, per godere, come lui, di tutto il meglio che ci possa essere nella vita e anche al di là di là di essa. Ebbene, il credente accetta non solo di essere stato creato, ma accetta anche di dover lottare quotidianamente contro il maligno che cerca di sottrarlo alla mano misericordiosa del suo creatore; di dover soffrire malattie fisiche e spirituali; di dover sopportare la cattiveria degli altri... 
Ma io mi chiedo: se questo dio è davvero così buono, non ci potrebbe evitare tutta 'sta mmuina e tenerci con lui a godercela per omnia secola seculorum?
Forse adesso capisco perché si dice: mistero della fede!
E per oggi, mentre cala la sera, è tutto.

L'oste Juan

9 commenti:

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    1. Grazie fra'! Piano piano spero di tornare a postare almeno 2-3 volte la settimana, anche grazie al fatto che mi sono liberato dall'ossessione della pubblicazione monotematica e mi sono avviato bel bello verso la forma diaristica del blog. Ma come mi vengono bene le parole quetsta mattina!

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  2. Caro mio oste che spilli nettare ma da un amaro calice, riflessioni condivisibili, sopratutto da chi, per colpa della incombente vecchiezza, riesce a guardare alla vita con occhi disincantati di chi ha visto e provato più o meno tutto. Personalmente riesco a sopravvivere al desolante scenario che talvolta l'esistenza ci propone, chiedendo rifugio a quella parte di me che attiene alla psichiatria, quella parte che meglio tollera i triboli e la proposizione continua di insulsaggini mascherate da sapienza. Non esistono risposte, semplicemente perché l'uomo non ha imparato a fare le domande giuste, o meglio, riferendomi al tuo parlar di Dio, le indirizza sbagliando destinatario. La jihad, quella vera, è contro i nostri istinti peggiori, verso la nostra parte oscura. Preghiamo e interroghiamo il Signor Io profondo, è da lì che parte tutto. Il resto è teatrino, tragico, buffo, ma sempre teatrino, e noi gli attori che, a differenza delle commedie, alla fine muoiono per davvero.

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    1. Dio... Dio... quante nefandezze compie l'anima nostra (e spesso anche il corpo) in nome suo! La lotta perenne per conquistarci quel pezzetto di campo in cui coltivare l'orticello della nostra serenità ha come contraltare il lasciare che da qualche altra parte, nella nostra mente, ce ne sia uno di terra margia, abbandonata, in cui relegare ciò o coloro che reputiamo gli ostacoli alla nostra felicità. E spesso, in quell'angolino, ci infiliamo anche Dio, quasi un pungiball su cui sfogare le nostre disgrazie. Come dici tu, siamo usi indirizzare le domande sbagliate agli e(siste)nti e alle persone sbagliate, ed è per questo che non abbiamo le risposte. Ma più vado avanti in questa 'vecchiezza', più dell'animo che del corpo, e più mi rendo conto che di fronte alla vita bisogna solo arrendersi. Non nel senso passivo del termine, ma in quello di essere 'capace', cioè accogliente come un vaso o una brocca: lasciare che le cose accadano e imparare a farle penetrare in noi senza farcene assorbire ma dandole le nostre forme. Almeno fino a che non verrà qualcosa che ci spezzerà e spazzerà definitivamente perché non saremo più in grado di interagire. E Dio è in tutto ciò, anzi 'È' tutto ciò, egli che è adonai/jahve= colui che era, che è e che sarà, il tempo, lo spazio, il nulla e il tutto. Arrenderci a questa realtà ci può far vincere ogni guerra. (Scusa per questo gucciniano 'tiramento'.)

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    2. Non posso che essere d'accordo con te. Sono contento che tu sia tornato.

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  3. Bentornato Juan!
    Mai saputo che il mio giorno di nascita coincidesse con la festa dei nonni. Sapevo solo che è il giorno in cui il calendario della Chiesa festeggia gli Angeli Custodi.

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    1. Beh, allora: deferenti auguri! Non è che mi interessi più di tanto la festa dei nonni. Fa parte secondo me della deriva umana che ormai, avendo spogliato ogni cosa di contenuti, deve trovare un motivo per mantenere in piedi istituzioni e simulacri di varia specie. Ora mi attendo a breve: la festa dei mancini (in onore anche a Obama e, forse, a mio cugino Lillo); la festa delle madri che allattano al seno e, per contro, di quelle che fanno ciucciare ai pargoli il nestlè sciolto in acqua; la festa... . O ci sono già?

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  4. La "nonnità" sta diventando un patrimonio prezioso in questo paese di nipoti disoccupati mantenuti spesso proprio dalla pensione dei nonnini (quand'anche non capiti che persino il padre è dispccupato e mantenuto a sua volta dal genitore reso nonno).
    Conclusione: teniamoci stà festa per quanto furbetta e inopportuna possa essere e... W i nonni :-)

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    1. È vero, anche se c'è poco da starne allegri! Quando una società e/o una civiltà deve ricorrere a palliativi o ripieghi per sopravvivere, vuol dire che ha già mangiato la frutta e bevuto il caffè e che non gli resta che simpsonianamente... ruttare! Essere nonni, purtroppo, non è più un privilegio e una gioia, non è più un'età dell'uomo, ma solo un lavoro non retribuito. Comunque: evviva i nonni (e non dimentichiamo le nonne!)!

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