mercoledì 30 dicembre 2015

Se è fine anno, si fanno gli auguri, perciò...


Copertina (del grande Luca Morandi) del primo racconto del mio commissario

Sono un po' di giorni che mi frullano per la testa i personaggi di una racconto lungo iniziato a scrivere ormai 3-4 anni fa, come se mi dicessero che vogliono ricominciare a fare la loro sceneggiata.
Così sono andato a riaprire stamattina il file e gli ho datto una lettura.
Oddio! Una scrittura quasi illeggibile per i miei criteri attuali, frasi troppo prolisse, piene di descrizioni inutili... Brrrr! E non sono brividi di freddo, visto che la TV dice che fa troppo caldo per il periodo, ecc. ecc. .
Però la storia mi piace ancora, almeno andando a rileggere il plot che scrissi allora.
Così ho pensato di estrapolare un brano dal racconto e proporvelo come post di fine anno.
È bene precisare alcune cose, visto che si tratta di parte di capitolo. La scena si svolge al Libro-Caffè, un locale che compare anche nel primo racconto lungo col commissario Bacone scritto a suo tempo. Così come si ritrova il conte Spadino, che questa volta in qualche modo è al centro della storia.
Un paio di curiosità. Nel brano che, spero, leggerete si nominano due autori emergenti: Silvestri e Geta. Sì, sono proprio loro, Glauco e Ariano, che al momento della stesura del racconto erano molto attivi nelle pubblicazioni.
Una seconda curiosità. Come forse sapete, con Ariano abbiamo pubblicato un racconto a quattro mani, Arcani versus Bacone, in cui il mio commissario incontra il suo detective privato salito al nord. Così avevo pensato di chiedere anche a Glauco, con cui al pari di Ariano abbiamo una conoscenza blogghistica da anni, di 'entrare' in qualche modo nella mia storia col suo investigatore privato Mauro Bianchi. E Glauco ha accettato, inviandomi già allora i due capitoli che riguardavano il suo personaggio. Purtroppo come ho detto la storia si è fermata già da un po', ma se dovessi in questo nuovo anno rimetterci mano, il posto per Mauro Bianchi resta sempre quello e potrò utilizzare il lavoro che Glauco ha fatto per me!
Insomma, come vedete sono riuscito a mettere insieme nell'ordine:
1. il post per gli auguri di fine anno
2. il post coi propositi futuri
3. il post con un piccolo cadeau.
Meglio di così!
Perciò auguri a tutti, estendibili a famiglia, amici, parentado e condominio. E per chi abita da solo in villa con fontane zampillanti: auguri ai pesci (se ci sono)!   

Lì al semaforo, ed era verde (titolo mooolto provvisorio)
 
“Ispettore!” l’interruppe una voce che gli parve sgraziata forse anche per la sua inopportunità in quel momento. E poi Bacone non era ispettore, anche se non teneva molto a quest’ultima cosa.
Ispettore, già qui questa mattina?” continuò l’uomo che doveva essere sulla soglia, da quello che poteva capire Bacone che sentiva la voce alla spalle.
Spadino stava parlando proprio con lui. E continuò:
“Non sapevo che anche lei fosse un abitueè di questo posto!” disse con un’enfasi forse eccessiva.
Spadino, nomignolo dovuto alla fattura e misura del naso, era lo zimbello di tutti. Foulard a collo nudo sotto una mise finto casual, e invece curata fin nei minimi particolari, a cominciare dalle Adidas nere con banda bianca alla suola.
I sdue non si erano mai parlati prima, quindi gli sembrava strano quell’approccio da vecchi conoscenti.
Beh, in verità in qualche modo si conoscevano, nel senso che il commissario  vedeva il conte in quel locale ogni volta che ci andava. Spadino, infatti, aveva fatto del Libro-Caffè il suo quartier generale. Tuttavia non avevano mai avuto l'occasione di rivolgersi la parola.
La chiacchierata con la ragazza aveva messo Bacone di buon umore, così invitò l’uomo a sedersi al suo tavolo.
“Buongiorno… ” gli rimase la frase a metà perché si rese conto di non conoscere il suo vero nome. Si alzò quel tanto che bastava per essere cortese e allungargli la mano. “Prego, si accomodi pure al tavolo con me!”.
Il conte non era abituato a quella cortesia e per un attimo ristette.
Poi:
“Ma certo! Grazie!”
Gli occhi dell’uomo dicevano che quel giorno sarebbe rimasto indelebile nella sua memoria.
“Posso offrire qualcosa?” fece Bacone che si stava chiedendo di cosa avrebbe potuto parlare con Spadino ed era già pentito dell’invito: si era rovinato una rara mattinata di relax.
“Un caffè, grazie. Ma mi deve promettere di poterla ricambiare appena possibile.”
Bacone fece un gesto di accondiscendenza con la mano e cercò un posto dove fissare gli occhi per non doversi mostrare imbarazzato.
A quel punto, Spadino stupì il commissario.
“Ah! ha preso Silvestri e Geta! Bene, ottima scelta! Dimostra coraggio, investire danaro in autori poco conosciuti. Ma con loro va sul sicuro, non se ne pentirà. D’altra parte oggi non te la cavi con meno di dodici quindici euro per un libro di un centinaio di pagine. E sempre sorvolando sul contenuto. Non capisco come si vuole che la gente legga se poi i libri hanno questi prezzi. Inaudito!”
Bacone si disse che dietro quel naso il conte Spadino (ancora non ne ricordava il nome) non ragionava poi male.
“Ha perfettamente ragione” rispose. “Quando vengo in libreria guardo sempre prima il risvolto col prezzo e il più delle volte mi passa persino la voglia di sfogliarlo per vedere di cosa tratta.”
“Oppure per evitare di doversi vietare di acquistare qualcosa che potrebbe piacere” concluse l’uomo.
Bacone cominciava ad apprezzare quella compagnia, anche se il suo ospite continuava a girare la testa di qua e di la. Era un vezzo del conte quel movimento, un gesto che tutti conoscevano; e ne conoscevano anche il motivo: vedere se la sua presenza era stata notata.
“Sa,” disse abbassando la voce tutto d’un tratto, spingendosi verso il commissario, “me l’hanno ammazzata.”
In quel momento un’altra ragazza in nero, non Patrizia, era arrivata a portare il caffè del conte.
Il silenzio che scese servì a Bacone per assorbire quell’informazione così improvvisa e imprevista.
Anche dopo che la cameriera fu andata via, nessuno dei due uomini fiatò per qualche secondo. Entrambi sembravano persi nei propri pensieri.
Il conte Spadino aveva l’aria soddisfatta di chi si era tolto un peso, e aspettava che il commissario ribattesse qualcosa, qualunque cosa.
Bacone, dal canto suo, cercava di collocare logicamente quella frase. La sua mente da poliziotto aveva percepito perfettamente la parola chiave: ammazzata. Doveva considerare quelle parole letteralmente? Una notizia di reato, insomma? A cosa poteva riferirsi quell’uomo che era entrato nel bar come un semplice scocciatore e si stava trasformando in un caso?
Il commissario prese l’iniziativa:
“In che senso, scusi, gliel’hanno ammazzata?”
Guarino Teti (ora Bacone ricordava il nome) capì che la sua risposta poteva essere il preludio alla possibilità di togliere il coperchio a cose della sua vita che nessuno sapeva o voleva che si sapessero.
I suoi occhi, ora, non riuscivano a trattenere il mondo che girava all’impazzata nella sua testa. Alla fine, però:
“Niente, ispettore.”
Bacone rimase interdetto.
“Come niente… ?”
“Lo sanno tutti che sono un po’ pazzo. E a volte nella mia testa” e così dicendo si picchiettò la tempia destra “vedo e sento cose che non esistono.”
Guarino Teti si era accomodato al meglio sulla sedia da regista e aveva preso la tazzina col caffè.
Bacone invece rimase a fissare la sua di tazza, coll’orzo all’anice che ormai doveva essersi freddato. Poi:
“In verità non sempre quello che abbiamo in testa sono solo fantasie. Ma se lei pensa questo… ”
“Sì, ispettore, è meglio per tutti che siano fantasie, mi creda. La ringrazio molto per la cortesia d’avermi ascoltato e per il caffè. È difficile trovare qualcuno che accetta di parlare con Spadino solo per il gusto di farlo e non solo per raccontarlo in giro. Quando ha voglia di fare due chiacchiere o scopre qualche nuovo premio Nobel per la letteratura in fasce, sa dove trovarmi” e indicò col gesto della mano la sala in cui si trovavano.
Il conte terminò il caffè, prese il cappello a tesa larga che aveva poggiato sulla sedia vuota alla sua sinistra e si alzò tendendo la mano al commissario.
Bacone si alzò a sua volta, ricambiando il saluto:
“Anche lei sa dove trovarmi, specie se ha qualche altra fantasia che le frulla per la testa.”
Spadino girò con lo sguardo per la saletta e si rese conto che era vuota. Poi con fare deciso uscì dal locale e scomparve dalla vista del commissario.
Bacone rimase ancora un po’ a rigirarsi tra le mani i due libri che aveva preso in visione, ma la sua testa era rimasta a quel: me l’hanno ammazzata

Il beneaugurante Oste Juan

8 commenti:

  1. Me lo ricordo quel racconto, ho anche letto "in esclusiva" il capitolo di Mauro Bianchi. Se decidi di dagli una forma definitiva conta pure su di me per l'editing ;-)
    Saluti e buon anno!

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    1. se si parla di forma definitiva preferisco sempre la mia parrucchiera cinese: come definisce lei... Comunque accetto l'offerta, grazie come sempre. E auguri anche a te!

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  2. Davanti alla qualità non si guarda al prezzo. Giusto pochi giorni fa sono uscito di libreria felice come una Pasqua dopo aver speso euro 39.90 per un libro(ne).
    Buon anno Temistocle :)

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    1. È vero, ma si devono anche avere i piccioli! diceva Briatore che se devi chiedere quanto costa una cosa vuol dire che non te la puoi permettere; però è anche vero che se come tanti si risparmia sul fisco, sull'IVA, e sui creditori, ce la possiamo fare. Buon anno a te!

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  3. I post con i propositi futuri sono sempre molto pericolosi. Ne faccio anch'io di tanto in tanto, per poi dimenticarmene. Fortunatamente anche chi mi legge se ne dimentica. Buon anno a tutti, inclusi i pesci (meglio loro di certi condomini che so io)

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    1. E buon anno a te, anche se ancora un certo leader politico pare non abbia stabilito se sia il 2016 o il post 2015. Probabilmente ci sarà un referendum in rete, ma spero che si faccia lontano dai cenoni...

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  4. Buon anno Temistocle. Buon Anno a te e alla tua famiglia.

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    1. Ricambio! Ma qualcuno mi sa dire se conviene entrare ora o passare direttamente al 2017?

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