martedì 24 maggio 2016

Storia di un orologio che non misura solo il tempo...

Ieri è finalmente arrivato un orologio che avevo ordinato, per mio uso personale, dal grossista di cartoleria. Lo guardo soddisfatto nella sua bella confezione a tubo trasparente, decido che è ganzo e che ci farò una gran bella figura quando mi metterò in mutande in spiaggia a farmi trapanare dai raggi UVA quest'estate. Magari mi resterà il segno bianco sul polso, ma tant'è. Guardatelo qui di fianco: non è uno splendore?
Comunque, lo giro e lo rigiro e poi decido di... metterlo in vetrina. Cioè, poiche è periodo di comunioni e cresime, mi dico che magari a qualche nonna/zia potrebbe piacere come regalo per il nipotino facente sacramento. Tanto io l'orologio ce l'ho e funziona. Se nessuno lo pretenderà (dietro pagamento di 19,90 €) lo prenderò per me.
Stamattina prima di uscire per venire in negozio metto al polso il mio fido orologio ormai ultra quindicenne e... tac! Guardate un po' qui...



... morto! batteria scarica!
Ora ditemi voi se non è un segno del destino!
Cosa farò ora? Spendero 4/5€ per far mettere la batteria ad un orologio che comunque doveva andare in pensione, o toglierò alla nonnina la soddisfazione di regalare un bell'orologio per la prima comunione al nipotino?
Naturalmente non ve lo dico, non è che svelando la cosa porterò la pace del mondo, quindi...
Ma dicevo: non è questo un segno del destino?
Tra meno di tre mesi compirò 56 anni, più o meno due terzi di quella che potrebbe essere la mia vita. Diciamo che finora non mi posso di certo lamentare di quel che ho avuto: non ho grosse malattie, ho una famiglia che mi vuole bene, un lavoro che (tenendo conto del momento) non mi ha ancora affossato economicamente.
Ma poi penso che di fronte alla storia del mondo, anche solo a quella dell'uomo, a milioni di anni insomma, la mia vita non è che uno sputo.
Penso che noi misuriamo la realtà su un parametro, diciamo, 10 quando in effetti si tratta di 1 milione. Vediamo cioè le cose dal nostro punto di vista (quelle di uno sputo) invece che da quello dell'oceano, cioé dell'umanità. Pensiamo solo alla storia dei migranti che ci sta sconvolgendo la vita e le coscienze (almeno a chi ce l'ha, una coscienza): dovremo pensare a cosa significa questo movimento di massa nella storia dell'umanità e del mondo non nel nostro bel giardinetto chiuso e finito. Sarà la storia a giudicarci, non la mente contorta e spesso distorta di un leader di partito che difende i propri interessi.
Perciò ho pensato che è arrivato il momento di mettere mano al volante e, pian piano, cominciare a cambiare direzione.
Ma di questo vi parlerò fra qualche giorno, forse domani...
Ah, voi avete mai fatto un elenco delle cose per cui vale la pena di vivere?




Il perplesso Oste Juan

9 commenti:

  1. La storia è una severa maestra amico mio e non sempre il tempo è galantuomo.

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  2. Esatto! Siamo circondati da figli di pu***na e dobbiamo camminare rasente il muro se non vogliamo brutte sorprese. Beh, non è proprio così nera ma ci avviciniamo a grandi passi. Io comuque resto sempre ottimista perché l'altra volta ho passato una mezza giornata col mio ultimo nipotino, nato a gennaio, ed era troppo contento anche solo di sentire il rumore della pallina che scendeva lungo il giochino che gli ho messo davanti. Se esiste ancora un uomo (seppur di pochi mesi) capace di tanto, mi son detto, forse un domani migliore è fattibile. IO incrocio le dita. Un abbraccio, frate'!

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  3. Il post che annunci con questo mi incuriosisce, in un certo senso lo attendevo da un po'...
    P.S.: Ma l'orologio che rammenta il tempo che passa è proprio fondamentale? Non è meglio indossare un orologio con la batteria scarica e illudersi che il realtà il tempo si è fermato? ;-P

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    1. Come forse saprai la lingua greca ha due termini per indicare il tempo: (traslittero) kronos e kairos. Il primo indica il tempo vuoto, inerte, che passa a prescindere da ogni altra cosa, quello che ci dice solo quanti anni sono passati dalla scoperta dell'America e quanti mesi mancano a natale. Il secondo è il tempo "pieno" della presenza di qualcosa/qualcuno, il tempo che ha un senso se ci avvicina o allontana da un evento. Nella fede cristiana è il tempo pieno della realizzazione delle promesse di Dio fino alla 'pienezza ultima dei tempi' quando ad ogni cosa sarà dato definitivamete il suo valore, tutto sarà svelato, la presenza di Cristo e quindi la salvezza saranno realtà. Non ti voglio ammorbare con discorsi astrusi, ma penso che nel momento in cui saremo capaci di far coincidere le due cose (kronos e kairos) avremmo risolto un bel po' di problemi.

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  4. Bello spunto Temistocle. Aspetto il prossimo post per le ulteriori riflessioni. Poi ti dirò della mia lista di cose. Per il resto, mi associo al pensiero di Nick, diciamo che compenso con un garbato "me ne fotto" a questa triste verità.

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    1. Il 'me ne fotto' può essere spesso una risposta adeguata, quando ciò che ci circonda è privo di senso e perciò molesto. Penso infatti che le persone e le cose spesso siano non solo inutili in sé, ma ci tolgano soprattutto spazio e tempo vitali per farci crescere. E allora un bel 'me ne fotto' o un più elegante 'ma mi faccia il piacere' (detto con la voce di Totò) ci stanno proprio bene!

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  5. Ah, voi avete mai fatto un elenco delle cose per cui vale la pena di vivere?

    Se dovesse rispondere madre natura: sopravvivere. Perché è questo lo scopo della vita. Sopravvivere noi, e sopravvivere la nostra specie.

    Dal punto di vista umanistico, la faccenda si complica. Ma sinceramente credo che la vita sia un cammino, per cui non è poi così sensato darsi degli obiettivi 'per cui vale la pena vivere'. A ogni modo la mia risposta è di essere - in punto di morte - soddisfatto di come ho vissuto, moralmente e materialmente, e aver goduto di sprazzi di pura felicità.

    Ecco, mica poi tanto, no? E senza pormi obiettivi particolari, che alla fine, quando si arriva al traguardo, si scopre sempre che è solo una tappa e che la corsa non è ancora finita.

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    1. In effetti qui andiamo dal "Vivere,
      senza malinconia" di Bixio (ma lì c'era di mezzo una questione di corna!) al vivere
      che "è un po' come perder tempo" di Vasco Rossi (e lì forse c'è di mezzo qualche polverina...). Quanto al sopravvivere penso che questo ci dia la differenza tra uomo e animale: vive chi ha coscienza di farlo,; sopravvive chi cerca solo di che sfamarsi giorno per giorno. Più difficile, al giorno d'oggi, è capire chi fa uno e chi fa l'altro: che c'è qualche animale che vive e moltissimi uomini (purtroppo) che sopravvivono! Grazie per il tuo commento!

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