sabato 11 aprile 2015

Lillo Melidoro: les jeux sont fait! (5 - racconto)


Sì, Benny diversificava sempre i suoi interessi...
Dopo qualche post di vario genere, riecco la storia di Lillo Melidoro, che vi sto raccontando a puntate.
Qualche maligno avrà sicuramente pensato che non riuscendo a scriverne il finale, l'avessi messa da parte nella speranza che alla fine nessuno se ne fosse ricordato più.
E invece no! Il finale ancora non c'è, ma c'è questa quinta puntata.
Ormai i giochi sono fatti e siamo alla resa dei conti. I personaggi tornano tutti e tutti in una volta.
Se volete fare un ripasso, vi ricordo le puntate precedenti: primasecondaterzaquarta.
Buona lettura!


Lillo Melidoro: les jeux sont fait!

Benny spalmò l’olio vellutante profumato sulla pelle già abbastanza vellutata della Mary, ultima in ordine di tempo a stendersi sul suo lettino di personal trainer.
E non solo.
Avete notato come in queste storie le corna sono sempre il piatto forte? E che più aumenta il reddito pro capite dei personaggi più aumenta la loro concentrazione?
Ma le corna sono democratiche, e un racconto ambientato tra poveracci non cambierebbe la percentuale.

*****

Don Alfonso servì il Martini alla bionda ma non pulì il bancone come suo solito, aveva la testa altrove.
E più precisamente a Patrizia e a quello che Lillo stava scoprendo in quei momenti su di lei.
Non sapendo quello che Lillo aveva già scoperto di lei.

*****

“Cerchiamo di capirci” esordì Lillo. “Io qualcosa devo dire a don Alfonso e deve essere qualcosa di concreto, non dei bla bla rassicuranti, tu lo conosci e lo sai che non è scemo.”
“Mhmm… “
“Ti dico subito la mia idea. Don Alfonso verrà a sapere da me che effettivamente c’è qualcuno che ti segue e che, più che altro, ti da fastidio. Dirò che la tua buona fede è assicurata e fregnacce simili e che non hai mai detto niente perché hai paura della sua reazione verso questa persona, non perché tieni a lui ma perché non vuoi che la cosa diventi più grossa di quella che è.”
“Mhmm… “
Lillo si zittì, un istante, poi chiese voltando la testa:
“Non sai dire nient’altro oltre che mugugnare?”
“Aspetto di avere la brutta notizia.”
“Quale brutta notizia?”
“Quello che vuoi in cambio del mio silenzio…”
“Ti potrei dire amore eterno ed eterna fedeltà…”
Patrizia si accese una sigaretta, aspettando la richiesta vera.
“Ecco, diciamo che avrei intenzione di prendere lezioni di vela, perché sai io vengo da un posto di mare e un mio amico mi ha fatto vedere la sua barchetta. Non è niente male e mi piacerebbe averne una anch’io…”
“Quindi?”
“Quindi sarebbe bello se qualcuno mi facesse un cadeu per il mio genetliaco. O anche in qualsiasi altro giorno dell’anno.”
“Diciamo che si potrebbe fare… Dipende anche dalla cifra.”
“Ecco, così mi piaci!”
“Non ho detto sì, dipende dal…”
“Perfetto! Io ti faccio avere il depliant e risolviamo tutto amichevolmente!”
Patrizia non poteva controbattere, era con le spalle al muro.
Ma aveva una qualità: sulla strada, da dove veniva, impari che tutto non è mai veramente finito. Come diceva quel tizio: ‘rigore è, quando arbitro fischia’, e ancora l’arbitro non aveva fischiato definitivamente. I minuti correvano implacabili, ma il novantesimo non era ancora scoccato.

*****

A volte, anzi spesso, l’impazienza fa brutti scherzi, e Lillo era preso ormai dalla barca a vela.
Quando era andato quella mattina all’appuntamento con Patrizia, non aveva niente di preciso in mente e la barca era l’ultima cosa a cui avrebbe pensato; alla fine non è che fosse poi questo grande appassionato di gite in alto mare.
Ma ora che aveva fatto la sua richiesta, gli sembrava che una barca a vela fosse stata in cima ai suoi desideri da sempre, che l’avesse sognata fin da bambino e che, ora, non ne potesse fare a meno.
Cominciò a girare rivendite di barche, a consultare siti specializzati, forum di appassionati.
E quando don Alfonso, dopo un paio di giorni, lo aveva chiamato per sapere qualcosa, gli aveva risposto che era sulla buona strada e che gli restava solo da finire di pedinare una persona; poi avrebbe fatto il suo rapporto.
In effetti voleva solo che lo ‘scambio’ barca-promessa di silenzio fosse già avvenuto.
Per Lillo, insomma, la questione era chiusa.

*****

Patrizia, invece, non sapeva ancora come risolverla.
Capiva che per lei era finita e cercava solo il modo per cadere il più in piedi possibile e, soprattutto, di salvare la pelle, visto il personaggio con cui aveva a che fare.
Finché… finché un giorno non vide un film, uno di quelli stupidi che mandano in onda le televisioni private sfigate alle dieci del mattino.
Alla faccia della linea (‘tanto ormai che mi serve più’, si andava ripetendo) aveva la mano ficcata nel sacchetto delle patatine e le piaceva sentire il rumore che facevano le sfoglie mentre venivano triturate sotto i denti.
E sullo schermo una situazione comica era appena stata innescata da uno scambio di valigie alla reception di un hotel. Un classico.
Ma quella cosa dello scambio le aveva fatto accendere una lucina nel cervello: una invece di un’altra.
Oppure uno invece di un altro.
Don Alfonso non le aveva ancora detto niente e tutto sembrava tranquillo, quindi Lillo non aveva ancora riferito al boss.
Doveva agire in fretta, sfruttando la richiesta di Lillo e applicandogli la sua idea.
Doveva chiamare Benny: che le reggesse il gioco. Questa volta, pensava soddisfatta, era lei a tenere qualcuno per le palle.


(... continua.. )

4 commenti:

  1. E' stato un capitolo molto divertente.
    Aspetto il prossimo.

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  2. Condivido il giudizio di Nick... e anche la sua attesa ^^

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  3. @Nick, @Ivano, @Ariano: aspetto anch'io... di mettere la parola fine! Ma ce la farò! e grazie del vostro seguito.

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