venerdì 20 marzo 2015

CHI ci racconta COSA?


Chi ci racconta cosa?
Gli unici momenti che ho in cui posso camminare durante la giornata è quando faccio il tragitto casa-negozio e viceversa, due volte al giorno. Cerco sempre di allungare più possibile la strada, se non sono in ritardo, per prendere un po' d'aria in più e fare movimento, visto che poi dovrò rimanere fermo in cartoleria per 9-10 ore.
Durante questo percorso (in media una ventina di minuti, mezz'ora) ascolto qualcosa dall'Mp3: musica che ormai i gggiovani d'oggi considerano solo evergreen: genesis, pinkfloyd, guccini, fossati, classica...; oppure la radio, e questa è fissata normalmente su Radio24. Un po' perché odio sentire le radio che strombazzano l'ultimo successo di xyx e che ha su di me invariabilmente una sola reazione (ve la risparmio, ma non dovete andare molto lontano con la fantasia: in fondo a destra) o che disquisiscono (si proprio disquisiscono, andatevi a leggere la bella intervista ad Alessandro Forlani sul blog di Nick Parisi in cui parla dell'importanza di usare bene le parole!) di sesso degli angeli e margarinacalvè.
Apro parentesi. L'unico programma che non sopporto proprio di Radio24 è "La Zanzara": non capisco perché per esprimere la propria opinione bisogna infarcirla di parolacce e frasi offensive; più che un programma radiofonico mi da' l'impressione di una cloaca in età imperiale. Chiudo parentesi.
Ieri alle 12,30 ascoltavo Gianluca Nicoletti nel programma Melog. Intervistava non ricordo quale giornalista e l'argomento era: i fatti di Tunisi. Il giornalista ad un certo punto ha fatto un'argomentata osservazione che mi ha fatto riflettere, su quei fatti terroristici e sull'informazione in genere: noi ci facciamo un'idea di ciò che accade in Italia e nel mondo in base a ciò che ascoltiamo da radio, tv e giornali. Alla domanda di Nicoletti su quale fosse la sua idea sull'accaduto, infatti, l'intervistato ha risposto che non si trovava d'accordo con l'analisi fatta dalla maggior parte degli altri giornalisti, perché (questo è il centro del problema) essi stessi non erano informati da fonti attendibili, ma solo di seconda mano, per così dire. Qui non si tratta ovviamente della buona o mala fede dei giornalisti; riguardo a questo, infatti, quando al mattino vado a sfogliare virtualmente i quotidiani dal PC, le mie mani si rifiutano categoricamente di digitare alcuni titoli di testate.
Mi rendo conto che il problema è talmente vasto che non basterebbe una serie di cene ad Arcore con relativo dopocena per schiarirsi le idee, ma cerco di dire qualcosina.
Quali sono le fonti della maggior parte dei giornalisti? Le agenzie ANSA, REUTER e via dicendo. Purtroppo anche queste fonti, per certi versi, sono inattendibili perché, come è anche naturale che sia, riportano fatti ed opinioni così come vengono riferite spesso da agenzie 'ufficiali' che hanno anche il loro interesse nella faccenda. Faccio un esempio: riguardo alla guerra civile in Ucraina, io potrei prendere in considerazione solo agenzie filo-Mosca o solo anti-Mosca. In questo caso, cosa potrei capirci?
Ed è ovvio che non posso andare a leggere ogni cosa che viene pubblicata su ogni singolo argomento, anche perché non conoscendo le lingue straniere non saprei dove andare.
Questo post quindi non vuol essere un attacco alla stampa, ai giornalisti, né vuole entrare nella (sterile) polemica sulla cosiddetta stampa di regime, visto che quest'ultima viene tacciata di essere tale dalla stampa d'opposizione: tutte e due agiscono per partito preso (e passatemi il doppio senso sulla parola partito!).
Ho voluto solo riflettere un attimo con voi, nel modo più neutrale e distaccato possibile, su cosa sappiamo realmente noi di ciò che accade nel mondo.


L'oste Juan

6 commenti:

  1. La correttezza dell'informazione è uno dei temi centrali del XXI secolo. Eravamo convinti che bastasse essere una democrazia e avere più fonti di informazione con diversi punti di vista per garantire l'esattezza quanto meno dei fatti, se non delle opinioni. Invece spesso non si riesce a capire bene nemmeno cosa sia accaduto concretamente, senza contare che la contro-informazione calunniosa e di parte è sempre più attiva nell'intorbidare le acque... Insomma, altro che informazione chiara.

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    1. la moltiplicazione dei mezzi d'informazione (a cominciare da FB, twitter, ecc.) ha dimezzato la possibilità di controllare le fonti. Il 'grande fratello' si è ampliato fagocitando i singoli 'concorrenti' e ha trovato altre strade per andare. purtroppo quando la democrazia e il rispetto non sono anzitutto nella testa delle gente, si arriva a situazioni abberranti e credo che l'attuale fase di terrorismo nasca proprio dall'incapacità degli uomini di ragionare con la propria testa.

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  2. Un maggior numero di mezzi d'informazione non vuol dire per forza avere una maggiore qualità della stessa. Il problema rimangono sempre le fonti e la deontologie professionali degli informatori.
    Dimenticavo....servirebbe anche un maggior rispetto per i lettori\ ascoltatori\ telespettatori.
    Questo è quello che manca oggi.

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    1. siamo in una guerra a chi la spara più grossa e fa più presa chi vince. Il lettore/ascoltatore medio è ormai anestetizzato e quasi schifato da tutto e da tutti, per cui non riesce più a distinguere il vero dal falso e anzi mette tutto nel calderone e si fa trascinare dalle sirene che sente più suadenti. L'ultimo esempio, quello di Lupi (a prescindere dal fatto che sia colpevole o innocente!), la dice lunga: in meno di 3 giorni si è dimesso, ma sarebbe potuto rimanere al suo posto se i media fossero stati dalla sua parte. Ha avuto ragione ad augurare ai propri detrattori di non incappare mai in quello che (ripeto: colpevole o innocente che sia) ha subito lui.

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  3. Non so che dire, come affermi anche tu, è importante ascoltare più campane prima di cercare una quadratura del cerchio. E' evidente che il giornalista, per quanto corretto possa essere, avrà sempre una visione limitata dei fatti (la sua). Io penso sempre alla Fallaci e al suo graduale cambio di opinione verso le culture arabe... e ritengo che sia l'esempio calzante di quanto affermi.
    Ma noi... noi siamo impotenti di fronte a tutto ciò. Se non altro possiamo tentare di capirci qualcosa ascoltando campane differenti attraverso internet, è sufficiente conoscere un po' di inglese per uscire dalle nostre barriere culturali (e per infilarci nelle barriere culturali di qualche altro paese). Ma la verità assoluta... oh... quella non esiste. Oramai è tutto virtuale. :-(

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    1. perfettamente d'accordo. E io che non conosco le lingue (e non mi piace neanche quella salmistrata!) devo cercare di barcamenarmi e fare sempre il pari e dispari quando leggo o sento qualcosa. Quanto alla Fallaci, non so che tipo di percorso abbia fatto, ma vedendo certe cose, non in TV ma soprattutto dal vivo nelle nostre città, a volte viene da dire, sinceramente: perché stiamo permettendo che il nostro angolino sia così contaminato? Poi però mi dico che ogni cambiamento, prima di mostrare i suoi lati positivi, mostra sempre il peggio di sé, e che se certe cose succedono non è perché siano solamente gli immigrati a farlo, ma è la nostra società nella sua interezza a permetterlo. In fondo quelle quattro sbarbine deficienti che hanno picchiato quella immigrata disabile a Varallo Sesia erano italiane, come l'insegnante, ed è successo in una zona a forte presenza leghista (il famoso 'on.' Buonanno condannato per aver messo cartelli in strada contro i musulmani è di Borgosesia).

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