sabato 28 marzo 2015

Di donne, sesso e letture giovanili

miiiih che spettacolo!
Pare che Giacomo Leopardi da Recanati non fosse un gran donnaiolo.
D'altra parte con quell'infanzia passata tra una biblioteca e una spinetta non c'erano i presupposti per pomeriggi elettrizzanti in salone. Ve l'immagginate il giovane Giacomino che, quindicenne ormonalmente in bollore, cerca di infilare la sua mano sotto i dieci strati della gonna della nipote della vicina di villa o che stringe al muro la figlia della cuoca con lo sguardo di un Marlon Brando allupato?
Quella mani che scriveranno
Questo io conosco e sento,
Che degli eterni giri,
Che dell'esser mio frale,

Qualche bene o contento
Avrà fors'altri; a me la vita è male
potevano andare alla ricerca di altro che di penna e calamaio? E non mi venite a parlare dell'attinenza con la plume e l'imboccatura del calamaio, o con altri doppisensi del genere.
Ora, sono passati più di 160 anni, e neanch'io me la sono cavata bene con le donne.
Anch'io ho passato la mia fanciullezza tra libri e vocabolari, prima con Jules Verne ed Emilio Salgari (e fin qui... ), poi immerso nelle pagine di Cesare Pavese.
Con questo retroterra, potrei chiedere a Wody Allen i diritti sulla storia per la sceneggiatura di Provaci ancora, Sam, ma non lo faccio perché dovrei mettere in piazza un bel po' di cose che non mi piacciono.
Non vorrei tuttavia che passasse l'idea che se uno legge troppo, poi non esercita il diritto a sco***re, ma diciamo che vengono minati alcuni parametri essenziali per la sua messa in pratica.
Non è questione di cervello, ma proprio di letture.
Ai miei tempi, più o meno 50 anni fa, se incontravi in una pubblicazione una donna scollacciata voleva dire che stavi sfogliando probabilmente una rivista per maschietti un po' cresciuti. Oggi, invece, i libri ci dicono che se non sei un vampiro, un lupo mannaro, un naziskin ubriaco o un prete stonacato (e a volte anche con la tonaca) non hai speranze.
Naturalmente ci sono fior fiori di eccezioni, ma nella norma mi sembra sia così.
Con premesse del genere, cosa vole(va)te da me?



 L'oste Juan

7 commenti:

  1. La coltivazione dello spirito implica qualche rinuncia per la carne. Ma "qualche rinuncia" mica significa "voto di castità", meglio specificarlo
    ;-)

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    1. Certo non bisogna dimenticare autori 'pulp' (onomatopea per 'palpare'... ), che hanno costruito la loro fortuna anche su pagine piene di amplessi ampliamente amplificati, ma non è proprio il mio genere. Per quel poco che posso, preferisco la pratica alla teoria.

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  2. Non è mai troppo tardi per recuperare... ;-)

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  3. Ricordo ancora, in discoteca, quando una tipa mi disse: 'non esco con gli intellettuali'.Ammetto che ancora oggi rifletto sul fatto. Non so se fosse un complimento, o meno. Il fatto è che probabilmente, una tipa così avrebbe finito per non fare per me, per cui sono pure stato contento di quel rifiuto! :-)

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    1. Negli anni settanta, invece, mi sembra che andassero di moda gli 'intellettuali' o almeno quelli di un certo tipo, forse perché si era appena usciti da '68 e la beat generation impazzava. ma poi ogni zona e ogni posto aveva le sue preferenze.

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