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Beh... non esageriamo, non è proprio Patrizia! |
Torna Pasquale Melidoro, nomato Lillo.
Dovete sapere, e questa è storia, che nel paese natio del nostro eroe, qualsiasi nome maschile è abbreviato in Uccio o Lillo. Vi chiamate Pasquale? Siete Lillo. Vi chiamate Raffaele? siete Uccio, Vi chiamate Carmelo? Ecco qui potete scegliere: Uccio o Lillo! E non vado avanti per non tediarvi.
Tornando alla nostra storia, che so non interessare essenzialmente a nessuno, stiamo arrivando verso i passaggi finali. Stavo per scrivere 'la conclusione', ma poi mi sono detto: e che penseranno i miei lettori? Una storiella così, da poco e di poco conto... . Almeno diamogli una parvenza di decenza.
E così succede che...
Lillo Melidoro: les jeux sont fait!
Patrizia guardò
l’orologio sul comodino. Perché Lillo tardava?
Scosse la testa
sul cuscino, dicendosi che quella storia non poteva continuare. Non ce la
faceva più a badare a tre cani alla catena ma pronti a saltarle ugualmente
addosso.
Bastava un
passo falso, un momento di distrazione e tutto andava a puttane.
Rise, girandosi
verso la toeletta e guardandosi allo specchio.
Tutto andava a
puttane! Ma non era quello che aveva sempre fatto? La puttana?
Don Alfonso era
stata la fortuna della sua vita: incontrarlo, fargli perdere la testa, riuscire
a farsi sposare, a spillargli ogni giorno una fetta bastevole della torta.
Lillo era stato
il primo passo verso l’aria fresca, quello che gli doveva dare ciò che don
Alfonso non poteva: la giovinezza, la forza, i muscoli, l’allegria.
Benny era il
secondo passo: per uscire dal solito giro, cominciare a guardare fuori casa
(perché Lillo, in fondo, era sempre una dipendenza di don Alfonso), l’avventura
pura, senza annessi e connessi.
Le era venuta
voglia di una sigaretta. Allungò la mano verso la borsa, ma poi ricordò che a
Lillo dava fastidio il fumo in camera da letto e lasciò stare.
O era a Benny
che non piaceva? O a don Alfonso?
Le cose si stavano
maledettamente complicando.
Non riusciva
più a reggere la situazione.
Ma perché Lillo
tardava così tanto?
*****
Lillo
parcheggiò l’auto, entrò nell’alberghetto, sopportò la solita manfrina di Mimì
e salì in camera.
Patrizia era
già pronta, come al solito.
Sbrigarono la
faccenda in modo sufficiente e per un tempo al minimo sindacale.
Poi Lillo si
accese una sigaretta.
‘Allora non è
lui che non sopporta il fumo in camera’ pensò Patrizia.
Distesi su quel
che rimaneva di coperte e lenzuola, erano tutti e due in silenzio, ognuno
aspettando che fosse l’altro a dire qualcosa.
“Come sta
Benny?”
“Chi?”
“Benny… “
questa volta non era una domanda.
“E chi è questo
Benny?” Patrizia si era girata verso Lillo puntandosi col gomito e lasciando
pendere il seno destro nel vuoto.
“Quello che
devi incontrare domani… ” rispose Lillo sempre rimanendo a fissare il soffitto.
“Ma di che stai
parlando?” La voce di Patrizia salì di un semitono.
“Senti” disse
Lillo voltandosi verso la donna, “mettiamo le cose in chiaro: so tutto di te e
Benny, e come faccio a saperlo non ti riguarda, non fa differenza. Quello che
fa differenza, almeno per te, è che lo sa anche il boss”.
Patrizia
rispose ricadendo sul cuscino, con i seni che le si divisero, ognuno dalla
propria parte.
(Patrizia non
ha mammelle molto grosse, ma riescono ad andare indipendentemente, quando la
gravità lo richiede.)
“E… tu come fai
a… sapere che lui… lo sa?”
La domanda era
precisa, perché metteva nel giusto ordine gli uomini: prima il boss e poi
Lillo.
“Ok, giochiamo
a carte scoperte. Don Alfonso mi ha chiamato e mi ha detto che lui sa che c’è
qualcuno che si tromba la moglie e vuole che io faccia un controllo.”
“Ma anche tu
vieni a letto con me! E da prima di Benny!”
Finalmente ci
era arrivata.
“Già che Benny
mi faccia concorrenza non mi va. Che poi sia venuto dopo di me mi piace anche
meno.”
I due fecero
silenzio per un po’.
Patrizia stava
prendendo coscienza che, forse, la favola era finita.
Ma una parte
della sua bionda testolina, lì dentro, aveva già iniziato a cercare una
soluzione.
“Senti, se
Alfonso sa di Benny, potrebbe sapere anche di te… “ iniziò senza sapere bene
dove andare a parare, tanto per far partire la macchina.
“È vero, ma
dimentichi che sono io a dover dare una risposta a don Alfonso.”
Il cervello di Patrizia correva, correva senza
una meta. Doveva analizzare ogni parola, ogni situazione, cogliere ogni
sfumatura che le desse un vantaggio.
Poi capì
all’improvviso che l’unica soluzione era trattare con Lillo, cedere momentaneamente le armi.
“E allora che
si fa?” chiese.
“Bene, questa
risposta mi piace” disse Lillo.
(... continua... )
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In copertina dipinto di J.H. Fragonard, pittore di cui non avevo mai sentito parlare prima e di cui, sinceramente, non sento l'esigenza di approfondire la conoscenza...
Ci si avvicina...
RispondiEliminaesatto, ma io non ho ancora scritto il finale!
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