![]() |
“Sì Gennaro. Il caso è chiuso.” |
... dove pare che la storia siano finita, e invece...
Arcani Vs Bacone
VII
Bacone
ha fuggevolmente dato un'occhiata ai due sospettati passando davanti alla
stanza in cui sono stati alloggiati. Ha anche esaminato le prime evidenze
raccolte, e si è fatto una mezza idea.
“Io
pure ho una mezza idea” azzarda Conci. “Se posso permettermi…”
“Parla”
lo invita il commissario restando con gli occhi fissi sui fogli che gli ha
passato Geremicca.
“Questo
tizio viveva come un vagabondo ormai. Aveva perso il lavoro, la casa, e invece
di tornare a Roma dove avrà avuto almeno qualche parente, ha preferito rimanere
qui, come se fosse terrorizzato all’idea di rimettere piede nella capitale.
Evidentemente aveva qualcosa di grosso da temere…”
“Oppure
era demoralizzato e si era lasciato completamente andare”.
Ecco
qua, ti pareva, pensa rassegnato Conci.
Le ipotesi investigative non gli garbano proprio a Bacone, deve sempre
scovare il risvolto psicologico esistenziale, questo bischero! Ma lo sa, lui,
quanti risvolti psicologici esistenziali sono stati condannati a trent’anni di
galera? “Comunque sia, arrivano due persone a cercarlo, e chi sono? Ultrà.
Lei sa bene quello che ruota attorno al mondo del tifo organizzato…”
“Ma
non hanno precedenti penali, e neppure DASPO o segnalazioni” gli fa notare il
commissario dando nuovamente un'occhiata ai fogli che ha davanti.
“Qualunque
pregiudicato prima di essere denunciato per la prima volta è un cittadino
incensurato”.
“Quindi
io e te siamo solo due futuri pregiudicati in attesa della nostra prima
condanna”.
Oh
la peppa!, quanto è snervante ragionare con stò testone! È tempo perso! urla mentalmente Conci. “La pensi un po’ come vuole, ma se intanto inizia a
interrogarli magari possiamo capire…”
“Prima
aspetto la telefonata del dottor Cusio.”
Basta,
per l’ispettore Conci è il momento di arrendersi. “Vado a prendermi un caffè”.
8
“Allora,
la cosa è semplice: je diciamo la
verità. Cercavamo a questo qui pe’ conto
de Paolo, che potrà confermare se interpellato telefonicamente…”
“Ne
sei convinto? Ragiona un attimo: questi gli telefonano e gli dicono
‘Buongiorno, è il commissariato di Vercelli. Abbiamo appena arrestato i signori
Arcani Andrea e Bruschini Giorgio perché riteniamo che possano aver ucciso una
persona, e loro sostengono che cercavano questa persona su sua richiesta per
una questione di soldi. È così?’… Beh, tu che faresti al posto suo? Paolo avrà
paura! Gli risponderà: ‘Ma chi li conosce a questi qui!’”
“No,
Paolo è un amico. Nun ce lascia nela merda, so’ sicuro”.
Andrea
continua a essere agitato come una cagna in calore. “Dimmi una cosa Gio’, ma
sbaglio o Paolo… ha qualche precedente?”
“Beh,
sì. Siccome in fondo è uno bono, nun
è cattivo, una volta pe’ aiutà un
amico suo ha dichiarato er falso.
Però poi l’hanno scoperti, e l’amico è finito ar gabbio, e lui s’è beccato una denuncia pe’ falsa testimonianza”.
La
faccia di Arcani affonda nelle mani e poi crolla verso il basso. L’unica cosa
positiva in tutta questa situazione è che se volesse prendere a testate il muro
ha l’imbarazzo della scelta: ben quattro pareti a sua disposizione.
VIII
“…la
ringrazio dottore. Quindi mi assicura che è così, senza bisogno di altre
analisi? Va bene, aspetto comunque una comunicazione scritta. Intanto possiamo
avvisare i parenti”. Bacone riaggancia il telefono e chiama Bellagamba.
“Commissà,
ci sono delle novità?”
“Sì
Gennaro. Il caso è chiuso.”
“Di
già? Non li interroga i due sospettati?”
“No.
Puoi lasciarli andare”.
L’agente
lo guarda con aria incredula. “Ma non c’è il pericolo che possano…”
“Possano
cosa?” chiede Bacone senza aspettarsi una risposta.
“Niente
commissà”.
Conci,
appena tornato dal bar, è il primo ad essere informato sulle decisioni del
capo.
“Ho
capito bene? Li manda via senza neppure interrogarli?” (tono di voce tra
l'esasperato e l'incredulo).
La
mimica facciale di Bellagamba è assai eloquente.
“Ma
è roba da matti”, si lascia sfuggire l’ispettore.
Bacone,
tranquillamente assiso nel suo ufficio, ascolta i mormorii nell’aria
indovinandone i contenuti. Ma decide di non dare spiegazioni.
Qualcuno
esageratamente pignolo potrebbe obiettare che si dovrebbe quanto meno aprire un
fascicolo, qualcosa, capire il vero motivo per cui quei romani cercavano il
tizio trovato cadavere. Ma perché creare a ogni costo un caso attorno a un
poveraccio morto assiderato? Perché accanirsi su due ragazzi venuti da fuori
che chiaramente – gli si legge in faccia – sono solo degli sprovveduti? Perché
adombrare il sospetto di qualcosa di illecito e inventarsi un’indagine
preliminare che, se tutto va bene, sarebbe
bocciata dal GIP poiché la morte per cause naturali non indotte inibisce
in partenza l’eventuale ipotesi accusatoria? O, se tutto va male, darebbe
origine a una causa penale, cinque anni di processo e due giovani sotto i
riflettori, per poi concludersi al terzo grado di giudizio coi bizantinismi
della Cassazione che sottolineano che la morte per assideramento inibisce
l’ipotesi di reato e quindi aveva sbagliato in partenza il GIP che aveva
autorizzato il procedimento penale e così via all'infinito?…
Certe
cose è meglio lasciarle ai programmi televisivi che inseguono l'audience facendo
sciacallaggio con la cronaca nera. La morte di un poveraccio rimasto
disoccupato, senza tetto e nullatenente, è già abbastanza triste di suo per
essere ridotta a un mero spunto mediatico.
Come avrai capito, i programmi tipo "Quarto grado" li odio, è più forte di me.
RispondiEliminaio li guardo ma stanno su i ball anche a me. è più che altro perché non ho niente altro da fare il venerdì sera...
Elimina